sabato 23 febbraio 2013

MONETA ELETTRONICA DI SINISTRA

Insiste.
Ripete ormai ossessivamente durante ognuna delle sue comparsate che tra le indispensabili necessità degli italiani c’è il controllo. Non quello di EUROGENFOR  (i guardiani sovranazionali che sostituiranno l’arma dei carabinieri, al soldo della NATO e liberi di operare secondo propri criteri e metodi senza possibilità di controllo nazionale), bensì quello monetario. Gli italiani dovranno essere muniti di  una bella carta-elettronica che renderà inutile la carta/moneta (così fastidiosa da tenere nel portafogli)che renderà tutto più semplice e controllabile.
D’improvviso la tracciabilità tanto agognata (non quella della carne o delle sementi) del denaro, per sconfiggere gli stronzi evasori (che non sono quelli delle isole Caymans, San Marino o Montecarlo e Lussemburgo, loro sono elusori)sarà possibile.
Finalmente tutti saremo più felici. E chi può lavorare per la felicità di tutti se non un uomo di sinistra? Chi può parlare di moneta elettronica se non un uomo di sinistra? Perchè loro sono esperti!
Ve l’immaginate una volta che i nostri soldi saranno controllati da computer, come sarà facile prelevarli per le necessità più disparate? Pensate alla situazione del Monte Paschi ( e della banca del Salento di cui nessuno parla, la più importante delle banche di quell’area commissariata dalla bacna d’Italia in questi giorni), in questi giorni alcuni dicono che i soldi dell’IMU sono andati a tamponare le prime esigenze. Bene, se ci fosse la moneta elettronica si avrebbe un bancomat nazionale da cui attingere senza dirottare altre risorse alle urgenze.
Malizia?
Beh, Vi ricordate uno che si chiama Giuliano Amato? Ma sì, quello che (tra l’altro) nella notte fra il 9 e il 10 Luglio 1992, come capo del governo penetrò nelle banche italiane prelevando il 6 per mille da ogni deposito. Così, con un clic zacchete!  Pensate che di solito chi penetra nelle banche senza autorizzazione, viene arrestato. Almeno denunciato. Lui  no, perché era autorizzato. Beh, non dai proprietari dei conti correnti . Ma era un’urgenza capite?  La sfortuna è stata che non tutti i soldi erano depositati, quindi quel piccolo insignificante prelievo del  6 per mille in realtà è avvenuto su una parte dei soldi degli italiani. Se tutti i soldi fossero stati depositati, l’importo sarebbe stato maggiore.
Per riassumere,  maliziosamente posso pensare che una volta operativa la moneta elettronica consentirà  un minuzioso controllo dei soldi della gente e di indirizzarne l'utilizzo al meglio. Si potrà escludere certe spese e favorirne altre, per il bene del legittimo proprietario che i sostenitori della moneta elettronica conoscono bene. Sarà garantito anche  il bene comune in caso di urgenze.
Lascio a Voi indovinare che sia l'uomo di sinistra che in questi giorni insiste particolarmente sulla moneta elettronica e trarne le dovute conseguenze.

giovedì 21 febbraio 2013

REDDITOMETRO "FUORI DALLA LEGALITA' COSTITUZIONALE E COMUNITARIA"

D'istinto ho pensato "c'è ancora chi si mette la mano cul cuore tra chi decide", poi scrivendo ho pensato che  il buonsenso ha ispirato il giudice di Napoli a sentenziare contro il redditrometro. Rileggendo l'articolo mi sono convinto che c'è di più. Ci sono le argomentazioni del giudice: inequivocabili.
Il precedente è importante e la situazione da seguire con attenzione. Soprattutto da ricordare, per evitare che rimanga un tentativo riuscito, ma solitario

http://www.lettera43.it/cronaca/napoli-tribunale-condanna-il-redditometro_4367584956.htm

Dunque, cercherò di tenermi informato e se ne sapete di più aggiornatemi.

p.s.: tempo fa dedicai uno spazio dove mi chiedevo "Giustizia (dove sei?)". Ecco la dimostrazione che c'è.

mercoledì 20 febbraio 2013

MISTIFICATORI CERCASI

Debora Billi dal suo blog ci annuncia l'investimento europeo in mistificatori.
Grande! Coi nostri soldi, non solo gozzovigliano e si arricchiscono, ma pagheranno persone per denigrare chi racconta la verità. Magari solo la propria, ma perchè impedirlo?

Insomma, sarà sempre più difficile scoprire come stanno le cose. La speranza è che questi ragazzi del M5S quando saranno seduti in parlamento, non si facciano comprare o ammaliare dalle opportunità offerte dal potere.
Io, di loro mi fido. Più che altro, ci spero.
Da qualche tempo mi fido meno del capo, non perchè abilmente sfugge a qualsiasi contradditorio o perchè sono ormai una caterva le lamentele di interventi nel suo blog che vengono dimenticati (lui che non dimentica, giustamente,  di ricordare la fine che hanno fatto le firme raccolte per il referendum che intendeva promuovere), ma perchè non ha raccontato di un evento significativo che racconta il solito sig. Lannes dal Suo diario quotidiano:

Devo dire che i primi dubbi su Grillo,  mi si appiccicarono ai pensieri con la faccenda di un microscopio acquistato per fini benefici e prima consegnato ad una coppia di ricercatori (area geoingegneria e nanoparticelle: il dott. Stefano Montanari e la dott.ssa Antonietta Morena Gatti)), poi misteriosamente sottratto con un meccanismo...ardito. Non farete fatica a trovare sul web la storia, perchè il ricercatore ha un suo blog dove descrive bene la storia in tutti i particolari (oltre a molte altre interessanti faccende).
Mi è simpatico il Grillo ma i dubbi sui veri motivi della sua battaglia sono a dir poco misteriosi, spero nei "nuovi" del M5S. Lo vedremo subito di che pasta son fatti quando voteranno in parlamento. Anche perchè se non funzionano, l'alternativa sarà una sola. Massimo due.

lunedì 11 febbraio 2013

PER FATTO PERSONALE

Nel 2010 propongo all'amministrazione del comune in cui vivo (Tradate) di collaborare ad una iniziativa il cui obiettivo sarebbe quello di rendere gratuito il servizio di asilo nido. Ho la prova del funzionamente dell'idea in quanto già operativo nell'ambito dei due asili nido che contribuisco a gestire.
L'idea è molto semplice, prevede che le Famiglie interessante effettuino i loro acquisti presso soggetti convenzionati a prezzi scontati. Lo sconto viene girato direttamente al nido frequentato dal bimbo, che a sua volta lo deduce dalla retta di fine mese. La Famiglia non deve aumentare le proprie spese, semplicemente effetture quelle programmate nei negozi/artigiani/professionisti convenzionati.
Come di regola propongo l'idea a tutti gli assessori di competenza, oltre ai rappresentanti di categoria. Nella presentazione, mi avvalgo anche di articoli di stampa che hanno riportato e descritto l'iniziativa: La Prealpina (Lucia Landoni), La Settimana, News Zona (Restelli Luisa). La televisione locale, rete 55, nel notiziario tratta l'argomento. Quando Varese news (quotidiano online), Manuel Sgarella, dedica un approffondimento, la diffusione è esponenziale. Ricevo richieste di spiegazioni da tutta Italia. 
Tutti gli amministratori si complimentano offrendomi la massima collaborazione ma, di fatto, non accade un fico secco. Preciso che il contributo dell'amministrazione non è di tipo economico, ma solo di coinvolgimento di altre Famiglie. Del resto anche il comune ha il proprio asilo e paga le rette o parte delle rette delle Famiglie che non possono permetterselo. Quindi l'interesse è evidente: potrebbe risparmiare di sostenere quei costi.
Invece, fichi secchi!
Nel 2012, cambia le giunta. Anche il colore della giunta.
Stesso iter, stessi risultati. Qualcosa in più rispetto all'attenzione e agli intenti.
In questi giorni (2013) leggo di un comune confinante, Gorla Maggiore, che si attiva nella stessa direzione. Riporta dei primi risultati, raccontando di negozi coinvolti e Famiglie contente per i risparmi che conseguono.
Li ho chiamati per offrire i risultati del nostro tentativo, chissà che possano contribuire al loro tentativo.
Contemporaneamente, ho informato gli amministratori tradatesi. Chissà... 

GIUSTIZIA (Dove sei?)

 

Beh, stavo ascoltando la radio. Parlavano della notizia che da ieri è la notizia del millennio. Le dimissioni del Papa. Invece da ieri non riesco a togliermi dalla testa un fatto che ho letto sul diario (lo chiama così) di Gianni Lannes "SU LA TESTA".

Il racconto è del sig. Pintus, sinceramente non ho ancora capito chi è, e tratta di un magistrato coinvolto in un fatto riconosciuto di pedofilia. Ora, che questi soggetti si aggirino nei luoghi più impensabili (o meglio, quelli più logici rispetto alle loro esigenze) è risaputo. Quello che non digerisco è il trattamento che gli hanno riservato.

Non voglio rovinarVi la lettura e non anticipo la conclusione. Dico solo che Corona è in galera! 

di Pintus  

Accade come sempre in Italia, dove i magistrati che sbagliano e di errori ne fanno assai, vengono addirittura promossi come nel caso di un giudice che fa violenza ai minori. Giudicato "incapace di intendere e volere". E’ una storiaccia di cui si è parlato poco, una vicenda a luci rosse che ha visto coinvolto un magistrato milanese.
Giudice del tribunale di Milano sorpreso a fare sesso con un quattordicenne nella toilette di un cinema: assolto perché tre anni prima aveva sbattuto la testa.
Si tratta di uno spaccato indecente che si sviluppa nel corso di 25 anni, teatro: un cinema periferico della capitale. La maschera sorprende il giudice in questione e un ragazzino minorenne nei bagni, la sfortuna del togato sta anche nel fatto che in sala, tra gli spettatori ci sia anche un poliziotto fuori servizio che interviene prontamente.
Il ragazzino racconta che l’uomo  si è avvicinato alla sua sedia, cominciando a toccarlo e convincendolo a proseguire nel bagno, in cambio di denaro. Il giudice finisce in cella, pur negando tutto e viene processato per atti osceni e corruzione e adescamento di minore.
Il Csm lo sospende  dalle sue funzioni e, comunque, al termine del processo di primo grado la sorpresa: l’entità della pena, appena un anno.
In appello il collegio giudicante scrive “L’approccio con il ragazzino è avvenuto e si è consumato nel chiuso del bagno” quindi niente atti osceni in luogo pubblico e il magistrato si vede ridurre la condanna a quattro mesi.
Ma il fondo si tocca con la sentenza della Suprema Corte che annulla la condanna senza rinvio in quanto “Il reato è da considerarsi estinto per sopravvenuta amnistia”. Il Csm si adegua reintegrando il magistrato nei ranghi.
E qui accade il miracolo.
Un medico, durante l’istruttoria dichiara di aver sottoposto il paziente togato ad intense terapie a causa di “un trauma cranico riportato per il violento urto del capo contro l’architrave di una bassa porta. Si trattava di ferite da taglio all’alta regione frontale”. La terribile capocciata era avvenuta tre anni prima del fattaccio.
Anche un provvidenziale notaio, la cui sorella è stata fidanzata con il giudice non ha esitazioni a giurare che “Il loro fidanzamento è stato ineccepibile da un punto di vista morale”.
Tutto ciò commuove il Csm che scrive “ciò che colpisce e stupisce, in questa dolorosa vicenda, è che l’episodio si staglia isolato ed estraneo nel lungo volgere di un’intere esistenza fatta di disciplina morale, studi severi, impegno professionale”.
Quante volte è necessario uccidere per essere considerati dei criminali omicidi?
Il Csm non lo spiega ma persevera “l’episodio in esame non solo costituisce l’unico del genere ma esso, anzi, ponendosi in contrasto con le direttive abituali della personalità, è da riferirsi a quei fatti morbosi psichici”. La famosa capocciata ha trasformato  l’irreprensibile giudice in uno schifoso pedofilo.
Una botta in testa di tre anni prima “Ha svolto un ruolo di graduale incentivazione delle dinamiche conflittuali latenti nella personalità – osserva il Csm – fino all’organizzazione della sindrome nell’episodio de quo». Il giudice è diventato scemo in ritardo e solo per un po’, perché è subito tornato normale. «Proprio l’alta drammaticità delle conseguenze scatenatesi del fatto, unita alle ulteriori cure e al lungo distacco dai fattori contingenti e condizionanti – prosegue il Csm – hanno favorito il completo recupero della personalità nella norma, com’è testimoniato dai successivi otto anni di rinnovata irreprensibilità”.
 Un banale incidente di percorso e l’imputato può tornare a giudicare?
 Assolutamente sì, perché “trattasi di episodio morboso transitorio che ha compromesso per breve periodo la capacità di volere, senza lasciare tracce ulteriori sul complesso della personalità”.
In capace di intendere e volere all’epoca dei fatti, incredibile ma vero!
Ovviamente non è mancata la promozione a consigliere di Cassazione per il magistrato, ma il ‘fastidio’ gli ha provocato un ritardo e il giudice per effetto del cumulo degli scatti di anzianità gode di uno stipendio più elevato rispetto ai colleghi con pari qualifica.
Colleghi che ovviamente hanno protestato per la disparità di trattamento, ottenendo lì adeguamento della loro retribuzione al livello del giudice vittima della capocciata.
Che senz’altro adesso viene visto dalla casta togata come un benefattore, per lo Stato un onere che sfiora i 35 milioni di euro.

Aggiungo io, michiamoaldo, che questo comportamento fa il paio con la forza con cui lo stato recupera i propri creiditi fiscali (sequestri e ipoteche non si contano più) e la trascuratezza con cui paga i propri debiti (le fatture vengono pagate con ritardi biblici e spesso chiedendo sconti e abbuoni per essere saldate).

venerdì 8 febbraio 2013

QUALCOSA DI POLITICO 21. ASPETTANDO "QUALCUNO"

Il momento di votare sta per arrivare!
Alla televisione quotidianamente sfilano bugiardi-sfacciati che non solo si presentano come "nuovi", ma annunciano provvedimenti salvifici in caso di vittoria elettorale esattamente contrari alle decisioni concordate e approvate da loro stessi  mesi fa.
La voglia di qualcuno che ponga fine alla macellazione che stiamo subendo (nessuno dice più dei morti quotidiani provocati dalla mancanza di lavoro e del numero ormai si è perso il conto) è dimostrato dalle piazze stracolme di gente richiamate dalle iniziative del M5S. Personalmente il "qualcuno" spero saranno i rappresentanti del M5S e tutti quelli che da eletti  racconteranno quello che accade veramente: dicano cosa fanno veramente con la valanga di soldi raccolti attraverso le tasse; "qualcuno" che la smetta con la favola degli evasori commercianti ed artigiani (bello avere tutti contro tutti, vero?)e racconti dell'elusione e da chi la pratica.
Solo così sarà impossibile continuare a depredarci di tutto. Perchè poi, sapendo cosa succede e soprattutto chi decide, potremo andare a casa loro e chiedergli spiegazioni. Magari consegnare a loro le bollette che non riusciamo a pagare, il che non guasterebbe. 
Lascio all'attenzione di chi legge il contributo di una persona il cui punto di vista trovo spesso condivisibile e altrettanto spesso fuori dal coro. Una spiegazione del nostro comportamento in questo momento storico  che mi ha fatto molto pensare. Cliccando il suo nome in rete capiterete sul suo sito, leggerete informazioni molto interessanti.


di Sergio Di Cori Modigliani



Credo che oggi, in Italia, non ci sia nessun essere pensante che non auspichi e pretenda un cambiamento di rotta, di classe politica, di comportamenti collettivi.
Penso davvero tutti, nessuno escluso.
Eppure non accade nulla.
Si è costretti a fingere di occuparsi di ciò che accade –giocoforza è inevitabile- ma quando si ha voglia di scambiare, con degli intimi fidati, la sintesi veritiera dell’attuale situazione italiana, subentra uno scoramento collettivo nel prendere atto che il paese è completamente paralizzato. Chi non lo capisce e non lo vede, o è stupido o è in malafede.
Ma un paese (una nazione, una etnia, un popolo) non è una astrazione, tantomeno una nozione virtuale. E’ la somma dei soggetti che lo compongono. La peste bubbonica della Mafia Mentale si è ormai impossessata delle esistenze degli individui e non si registra in nessuna formazione politica, presso nessuna categoria di lavoratori e tantomeno in alcun partito politico rappresentato, un conato, un vagito, una pallida sembianza di pudore civile che spinga qualcuno all’assunzione in proprio di una consapevolezza individuale, ammettendo le proprie responsabilità, se non altro nel proprio ambito. Macchè.
L’affaire Monte dei Paschi di Siena ne è un tragico termometro.
L’ex presidente di quella banca, dopo essere stato protagonista (oltre che autore e responsabile) del grave dissesto finanziario ai danni della collettività, viene promosso e nominato presidente della Associazione Bancaria Italiana con gli applausi di coloro che avrebbero dovuto controllarlo, denunciarlo e buttarlo in galera. Ancora oggi, nonostante siamo finiti nell’occhio del ciclone, non esiste neanche un giornalista italiano, un esponente politico, un importante magistrato, che si sia interrogato sulla vicenda e che abbia rivolto una domanda elementare ai diversi responsabili del Tesoro, di Bankitalia, ai diversi ministri dell’economia che negli ultimi dieci anni hanno gestito il management delle banche italiane. “Come è possibile che sia accaduto un fatto del genere?”.
Tutti quanti, a destra e a sinistra, sono sorpresi. E naturalmente non accade nulla.
Non così nel resto dell’Europa.
Nonostante in Italia sia stato censurato in maniera schiacciante, nel nostro continente il dibattito sul marciume corrotto dell’intero sistema bancario europeo (con l’Italia come leader) prosegue e si manifesta attraverso incontri, scontri, dibattiti, perché è ormai chiaro a tutti –anche ai più riottosi- che ci troviamo alla vigilia della fine di un percorso storico e il cambiamento immediato è ineluttabile. Pena l’implosione dell’intero sistema finanziario occidentale, con disastrose conseguenze epocali per l’intera collettività.
Da noi, invece, poiché gli italiani hanno scelto la rassegnazione tingendola dei consueti colori di un cinismo opportunista di parte, -fazioso quanto irresponsabile-  si finge una sorpresa e si cerca di guadagnarci sopra quanto si può, usando e sfruttando le notizie e le informazioni per lucrare un punto in percentuale per il proprio partito, la propria associazione, movimento, istituzione, sostenendo che la responsabilità è da addebitare alla fazione opposta.
Tutti i più importanti esponenti politici che oggi sono in prima fila nella battaglia elettorale (compreso Mario Monti che “finge” di essere un novizio) hanno gestito negli ultimi 25 anni tutto ciò che c’era da gestire. Eppure non c’è nessuno che sostenga di essere stato, nella sua quota parte, responsabile di simile obbrobrio civico.
Non solo. Si arriva addirittura al punto di ascoltare gente come Giulio Tremonti (l’amorevole papà buono delle banche italiane corrotte) il quale si è presentato come il leader dell’opposizione contro le banche, denunciando il comportamento di persone che lui stesso ha fatto assumere imponendole di rigore. E’ un po’ come se Benito Mussolini, nel 1944, avesse deciso di diventare il leader riconosciuto delle brigate garibaldine della resistenza anti-fascista.
Nel resto dell’occidente non è così.
Non esiste nessun paese, da Varsavia a Lima, da Montreal a Stoccolma, in cui la classe dirigente sia la stessa di 25 anni fa. Noi siamo l’unico. Siamo unici.
I giovani anglo-americani non sanno neppure chi siano Margaret Thatcher o Henry Kissinger e in Francia e Germania gente come Jacques Chirac o Helmut Kohl vengono considerati alla stregua di vecchi nonni ritirati dal servizio pubblico, i quali ogni tanto si fanno vedere a qualche festival locale che conta poco o niente.
In Italia c’è ancora gente che attribuisce un qualunque valore a persone come Berlusconi, Bossi, Bersani, Monti, Casini. Nel Lazio, Francesco Storace si è candidato presentandosi come la novità politica del momento e i sondaggi lo accreditano di una vigorosa percentuale. Idem per ciò che riguarda la Lombardia dove è candidato Roberto Maroni, l’uomo che nella sua qualità di ministro degli interni non è riuscito ad impedire la totale presa del territorio lombardo da parte della ‘ndrangheta, fornendo un enorme contributo alla distruzione del tessuto industriale di quella regione.
Se tutto ciò è accaduto, se tutto ciò sta accadendo, se tutto ciò seguiterà ad accadere, non è colpa dei comunisti (se si è di destra) o dei fascisti (se si è di sinistra) ecc., è colpa dei singoli individui italiani che compongono la collettività. Cioè di tutti.
L’Italia è diventata una nazione di malati mentali, votati a un masochistico suicidio consapevole. Fa testo il nuovo preoccupante record nazionale di cui poco si parla: siamo diventati il primo paese d’occidente nel consumo di psico-farmaci, anti-depressivi e ansiolitici, nonché record mondiale come quantità di persone che nel 2012 si sono presentate al pronto soccorso ospedaliero in preda ad un attacco di panico. Anche a me, se fossi un lombardo, l’idea di vedere Berlusconi, Formigoni o Maroni candidati alle elezioni farebbe venire un attacco di panico. Idem per tutti gli altri in tutte le altre ragioni. Basterebbe non votarli più.
Tutto qui.
Si tratta di una tossicomania. Questa è la verità.
Forse un giorno si scoprirà che avevano immesso negli acquedotti nazionali delle sostanze incolori, inodori, insapori, che provocavano dipendenza dai ladri banditi. E’ difficile trovare, per il momento, altre spiegazioni.
La Cultura è sempre stata il miglior toccasana contro le intossicazioni dello spirito, contro la deriva morale dell’anima. Non a caso l’attuale classe politica dirigente ha investito nei decenni scorsi ingenti risorse per eliminarla (o accorpandola al proprio servizio per osmosi da corruttela) impedendo alla collettività di poter produrre il necessario sistema immunitario per combattere il morbo e sottrarsi alla tossicomania.
Fino ai primissimi anni’80 esisteva ancora una rigorosa classe intellettuale che esercitava una propria funzione di sostegno degli onesti, di stimolo e pungolo, di furiosa e furibonda protesta contro la corruzione, accompagnata da forti e coraggiose prese di posizione. Nei decenni è stata decimata, consapevolmente. Volontariamente.
Oggi, privi di bussole e punti di riferimento, gli onesti vivono se stessi come clandestini della società, veri partigiani esistenziali in una lotta di resistenza all’idiozia, alla falsità e alla menzogna continua, ufficiale e non, alla disperata ricerca di quel Senso che ci hanno sottratto.
Quello va recuperato.
Per chi è troppo giovane per ricordarlo, o per coloro che non lo hanno mai letto, propongo qui di seguito un testo esemplare di un grande intellettuale italiano. Si tratta di uno scritto storico perché ha segnato il confine tra un’Italia bella, sveglia, intelligente e combattiva e questa italietta melensa di oggi. Venne pubblicato il 15 marzo del 1980 sul quotidiano La Repubblica sotto forma di ampio editoriale, provocando allora un furibondo dibattito. In seguito a questo articolo si scatenò, allora, una gigantesca polemica, perché l’autore –l’italiano Italo Calvino- che era stato anti-fascista nel 1930, diventato poi comunista ed espulso dal partito nel 1956 per aver osato contestare con vigoria la sanguinosa invasione sovietica dell’Ungheria, chiamava a rapporto i vertici della sinistra italiana, denunciandone la natura conservatrice, ipocrita, doppiogiochista, liberticida, avvertendo la cittadinanza che ci si trovava all’alba di una svolta pericolosa,  l’inizio di “un sistema di corruzione mentale che è foriero di una spaventosa dittatura potenziale che potrebbe avvinghiare le prossime generazioni soffocandone lo spirito, l’entusiasmo vitale, finendo per disossarle di ogni speranza ed entusiasmo per il loro futuro”.  Era già tardi. Venne massacrato. Di lì a tre mesi se ne andò dall’Italia trasferendosi a vivere a Parigi. L’articolo era dedicato “agli italiani onesti”.
Mi sembra un ottimo toccasana per cercare di riallacciarci a un filo (e a un filone) nazionale, non importato, che appartiene alla autentica tradizione intellettuale di un grande spirito libertario. Tutto italiano. Doc.
Bisogna prendere atto della realtà per ciò che essa è.
Le mummie si sono impossessate del paese e delle menti delle persone, come nei film di fantascienza o in quelli horror hollywoodiani.
Dobbiamo ripartire da questo editoriale della primavera del 1980.
Viene dall’aldilà, essendo l’autore morto qualche anno dopo.
Ma è come se fosse stato scritto ieri. Anzi, proprio oggi.
Noi veniamo da lì. Anche.
E da lì bisogna ripartire.
Buona lettura.  

Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti

di Italo Calvino

C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perché quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si è più capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori in genere già aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo d’una sua armonia.

Nel finanziarsi per via illecita, ogni centro di potere non era sfiorato da alcun senso di colpa, perché per la propria morale interna ciò che era fatto nell’interesse del gruppo era lecito; anzi, benemerito: in quanto ogni gruppo identificava il proprio potere col bene comune; l’illegalità formale quindi non escludeva una superiore legalità sostanziale. Vero è che in ogni transizione illecita a favore di entità collettive è usanza che una quota parte resti in mano di singoli individui, come equa ricompensa delle indispensabili prestazioni di procacciamento e mediazione: quindi l’illecito che per la morale interna del gruppo era lecito, portava con se una frangia di illecito anche per quella morale. Ma a guardar bene il privato che si trovava a intascare la sua tangente individuale sulla tangente collettiva, era sicuro d’aver fatto agire il proprio tornaconto individuale in favore del tornaconto collettivo, cioè poteva senza ipocrisia convincersi che la sua condotta era non solo lecita ma benemerita.

Il paese aveva nello stesso tempo anche un dispendioso bilancio ufficiale alimentato dalle imposte su ogni attività lecita, e finanziava lecitamente tutti coloro che lecitamente o illecitamente riuscivano a farsi finanziare. Perché in quel paese nessuno era disposto non diciamo a fare bancarotta ma neppure a rimetterci di suo (e non si vede in nome di che cosa si sarebbe potuto pretendere che qualcuno ci rimettesse) la finanza pubblica serviva a integrare lecitamente in nome del bene comune i disavanzi delle attività che sempre in nome del bene comune s’erano distinte per via illecita. La riscossione delle tasse che in altre epoche e civiltà poteva ambire di far leva sul dovere civico, qui ritornava alla sua schietta sostanza d’atto di forza (così come in certe località all’esazione da parte dello stato s’aggiungeva quella d’organizzazioni gangsteristiche o mafiose), atto di forza cui il contribuente sottostava per evitare guai maggiori pur provando anziché il sollievo della coscienza a posto la sensazione sgradevole d’una complicità passiva con la cattiva amministrazione della cosa pubblica e con il privilegio delle attività illecite, normalmente esentate da ogni imposta.

Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva d’applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino a allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. In quei casi il sentimento dominante, anziché la soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse d’un regolamento di conti d’un centro di potere contro un altro centro di potere.
Cosicché era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai soltanto come armi tattiche e strategiche nelle battaglie intestine tra interessi illeciti, oppure se i tribunali per legittimare i loro compiti istituzionali dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere e d’interessi illeciti come tutti gli altri.

Naturalmente una tale situazione era propizia anche per le associazioni a delinquere di tipo tradizionale che coi sequestri di persona e gli svaligiamenti di banche (e tante altre attività più modeste fino allo scippo in motoretta) s’inserivano come un elemento d’imprevedibilità nella giostra dei miliardi, facendone deviare il flusso verso percorsi sotterranei, da cui prima o poi certo riemergevano in mille forme inaspettate di finanza lecita o illecita.

In opposizione al sistema guadagnavano terreno le organizzazioni del terrore che, usando quegli stessi metodi di finanziamento della tradizione fuorilegge, e con un ben dosato stillicidio d’ammazzamenti distribuiti tra tutte le categorie di cittadini, illustri e oscuri, si proponevano come l’unica alternativa globale al sistema. Ma il loro vero effetto sul sistema era quello di rafforzarlo fino a diventarne il puntello indispensabile, confermandone la convinzione d’essere il migliore sistema possibile e di non dover cambiare in nulla.

Così tutte le forme d’illecito, da quelle più sornione a quelle più feroci si saldavano in un sistema che aveva una sua stabilità e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potevano trovare il loro vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto. Avrebbero potuto dunque dirsi unanimemente felici, gli abitanti di quel paese, non fosse stato per una pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva quale ruolo attribuire: gli onesti.

Erano costoro onesti non per qualche speciale ragione (non potevano richiamarsi a grandi principi, né patriottici né sociali né religiosi, che non avevano più corso), erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso. Insomma non potevano farci niente se erano così, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno col lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione d’altre persone. In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto loro erano i soli a farsi sempre degli scrupoli, a chiedersi ogni momento cosa avrebbero dovuto fare. Sapevano che fare la morale agli altri, indignarsi, predicare la virtù sono cose che trovano troppo facilmente l’approvazione di tutti, in buona o in malafede. Il potere non lo trovavano abbastanza interessante per sognarlo per sé (almeno quel potere che interessava agli altri); non si facevano illusioni che in altri paesi non ci fossero le stesse magagne, anche se tenute più nascoste; in una società migliore non speravano perché sapevano che il peggio è sempre più probabile.

Dovevano rassegnarsi all’estinzione? No, la loro consolazione era pensare che così come in margine a tutte le società durante millenni s’era perpetuata una controsocietà di malandrini, di tagliaborse, di ladruncoli, di gabbamondo, una controsocietà che non aveva mai avuto nessuna pretesa di diventare la società, ma solo di sopravvivere nelle pieghe della società dominante e affermare il proprio modo d’esistere a dispetto dei principi consacrati, e per questo aveva dato di sé (almeno se vista non troppo da vicino) un’immagine libera e vitale, così la controsocietà degli onesti forse sarebbe riuscita a persistere ancora per secoli, in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversità, di sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo magari avrebbe finito per significare qualcosa d’essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno più dire, di qualcosa che non è stato ancora detto e ancora non sappiamo cos’è. 
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Editoriale pubblicato su la Repubblica, in data 15 marzo 1980; lo si trova anche nel tomo  “Romanzi e racconti, volume terzo, Racconti e apologhi sparsi”, nella collana Meridiani edita da Mondadori.

lunedì 4 febbraio 2013

QUALCOSA DI POLITICO 20. URGENTE!

VI CHIEDO DI VISITARE IL SITO
SULATESTA
DI GIANNI LANNES.

VE LO CHIEDO PER FAVORE, UNA PERSONA CHE METTE A REPENTAGLIO LA PROPRIA VITA E QUELLA DELLE SUA FAMIGLIA  PER RACCONTARE FATTI INCREDIBILI E CHE PUO' PROVARE MERITA ATTENZIONE.
SONO FATTI CHE TUTTI DOVREBBERO SAPERE E POI OGNUNO TRAGGA LE CONCLUSIONI CHE CREDE.

Da parte mia, posso dire che tutti i terremoti che ci sono piovuti addosso ultimamente mi hanno sempre insoppettito. Ma quando mai sono successi? Intendo tutti insieme! Dicono che il nostro sia un territorio sismico. Ma, tutti insieme!
C'è qualcosa che non torna.
Poi, questa faccenda di non rispondere alle domande deve assolutamente finire. Non è possibile che domande legittime vengano trascurate e anzi giudicate faziose o addiritturada da fuori di mente o altro.
Poi, la persona che propone all'attenzione fatti incredibili non è uno qualsiasi.
BEH, LEGGETE E FATEMI SAPERE.

P.S.: E' URGENTE.