Ci sono situazioni che definire
“SCONFITTA” non descrive a sufficienza l’accaduto, che comportano conseguenze
da evitare o meglio da prevenire. Ieri pomeriggio ho ascoltato lo sfogo di due
genitori che raccontavano le difficoltà che devono affrontare per aiutare il
figlio nei compiti della scuola ELEMENTARE. Alcune situazioni in cui la maestra
ha chiesto per dei compiti a casa l’utilizzo delle nuove tecnologie. Dopo aver
fatto presente di non avere la tecnologia richiesta e quindi (ANCHE) di non
sapere come funzionano, la maestra ha suggerito la soluzione: mettersi
d’accordo con qualche altra Mamma che ha il dispositivo necessario ed è capace
di utilizzarlo. Precisando che è assolutamente fuorviante ritenere che tutti si
sia in possesso di un cellulare di ultima generazione, di un Tablet o altro
dispositivo tecnologico, commento la tristezza della situazione con due
importanti precisazioni: l’aspetto economico e quello della conoscenza.
Dal punto di vista dei costi,
nonostante i prezzi si siano abbassati rispetto a qualche anno fa, è
assolutamente possibile che non tutte le Famiglie possano permettersi di
affrontare la spesa. Nel caso dei genitori di cui parlo (e probabilmente per
molti altri), la proposta della maestra di chiedere ad altra Famiglia complica
la situazione anziché semplificarla: 1) si tratta per forza di una situazione
transitoria che obbliga comunque la Famiglia a cercare soluzione per il futuro acquisto
del dispositivo (non solo a causa delle domande del figlio “perché lui ce l’ha
e io no?” ma anche per evitare di essere obbligati ogni volta a coinvolgere
altre persone per risolvere problemi propri); 2) mette la Famiglia in
condizione di far conoscere la propria situazione economica; ci sarebbero altre
considerazioni ma limitiamoci a queste.
Dal punto di vista di come si usa
lo strumento tecnologico, è normale che non tutti sappiano come funzionano. Quindi
i genitori che seguono i figli nei compiti (in genere le mamme) dovranno a loro
volta imparare come si usa il dispositivo, per evitare di dipendere sempre da
altri. Significa trovare qualcuno che insegni non solo al bambino ma anche alla
Mamma e certamente non si può pretenderlo da un’altra Mamma. A questo
proposito, tengo a sottolineare che tutte queste difficoltà acquistano
dimensioni diverse e più grandi quando sono coinvolte Famiglie straniere (come
in questo caso). Un ginepraio di difficoltà in mezzo alle quali bisognerebbe
chiedere alla maestra come mai non sia la scuola (o Lei che ha proposto il compito)
a risolvere la situazione, visto che trattasi di compiti scolastici. Come mai
non sia la scuola (o Lei che l’ha proposto) a passare il dispositivo necessario
per lo svolgimento dei compiti a casa. Se invece tutto dipende da una iniziativa
della maestra e dal SUO desiderio di proposte innovative, come mai non sia Lei
ad aiutare la Famiglia e se abbia preso in considerazione le conseguenza della
richiesta o, forse, ha sottovalutato la diffusione delle nuove tecnologie (compreso
le capacità di utilizzarle). Ci sarebbero altre domande ma in particolare una:
e se la famiglia non trova qualcuno disponibile ad aiutare e per conseguenza il
bambino deve tornare dalla maestra senza aver eseguito il compito, può
ipotizzare di scrivere una nota al bambino di fronte ai compagni da consegnare
ai genitori? E per dire cosa?
Gli sforzi per rendere
accessibile a tutti le nuove tecnologie dipendono dalla disponibilità dei
dispositivi, dalla capacità di utilizzarli ma soprattutto dal BUONSENSO di chi
ha la fortuna di possedere strumenti e capacità. Voglio pensare si tratti di
leggerezza involontaria e che ci sia la possibilità di una riflessione sulle
conseguenze psicologiche nei confronti di persone, adulte e bambini (delle
ELEMENTARI), causate da richieste in solo in apparenza banali (compiti
scolastici).
michiamoaldo
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