Fino ad oggi i
modelli di welfare si sono incentrati su erogazioni monetarie (pensioni,
sussidi vari, redditi di cittadinanza, redditi minimi garantiti, ecc) piuttosto
che erogazioni di servizi e risposte standardizzate ai bisogni, piuttosto che
risposte specifiche alla crescente differenziazione (per generi, ambiti
territoriali, ecc) dei bisogni. Un sistema socio sanitario che si è dimostrato
poco virtuoso dal punto di vista gestionale e in futuro al cittadino si troverà a far fronte alla riduzione dei servizi.
Questo quadro,
s’inserisce in una aspettativa di vita che prevede la presenza di un alto
numero di persone anziane. Di conseguenza aumenteranno le condizioni di
fragilità derivanti da situazioni di emergenza legate ad invecchiamento, non
autosufficienza, precarizzazione del lavoro, impoverimento, emarginazione e
disagio. Non solo, si prospettando nuovi soggetti da assistere legati all’evoluzione
del “concetto di vulnerabilità”. Si tratta di un bacino di persone che pur
disponendo di risorse culturali ed economiche più o meno ampie, si troveranno
in condizione di vulnerabilità (impoverimento, emarginazione sociale) in quanto
scarsamente inserite in reti di relazione.
Il sistema socio sanitario italiano si è
dimostrato poco virtuoso dal punto di vista gestionale, di conseguenza il
ripensamento dei modelli di welfare subiranno trasformazioni radicali. Oltre
alla compartecipazione alla spesa, ai cittadini saranno richiesti il
mantenimento di una stile di vita corretto e alle aziende la partecipazione
all’ assistenza complementare. Inoltre, acquisiranno molta importanza i
cosiddetti beni “relazionale”, quelli che oltre ad un valore intrinseco ed
oggettivo hanno modalità di fruizione con altri soggetti. Ovvero, dalla
relazione che s’instaura tra domanda e offerta di servizi.
michiamoaldo
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