martedì 16 aprile 2013

STIPENDI E RISPARMI (ANCORA) MENO SICURI.

Brutte notizie per i lavoratori dipendenti e per coloro che percepiscono la pensione. Nelle pieghe del Decreto Salva Italia si rileva che sarà possibile da parte di eventuali creditori ottenere il pignoramento della pensione (cosiddetto pignoramento presso terzi). I pensionati rischieranno così di perdere tutta la rata mensile e non più solo un quinto, come previsto dal codice di procedura civile.
Lo stesso allarme è scattato anche per chi vive di busta paga. Il d.l. riguarderebbe infatti pure i lavoratori dipendenti percipienti salario mensile in busta paga. Sostanzialmente sarebbe stato legalizzato il superamento del limite del "quinto pignorabile" previsto invece dal codice di procedura civile.
Fermo restando quanto previsto dalle norme, è stato semplicemente trovato un escamotage che consente di rivalersi per intero, grazie al fatto che, da dicembre 2012, anche pensioni e stipendi, se superiori ai mille euro, non sono più pagabili in contanti ma esclusivamente tramite conto corrente bancario, postale o libretto di risparmio.
A partire dal mese di dicembre dello scorso anno, in coincidenza col pagamento della tredicesima, l'obbligo di accredito sul conto si è esteso a gran parte dei lavoratori dipendenti e dei circa 16 milioni di italiani che percepiscono una pensione giacchè molti di loro hanno superato il limite di legge
Non meno brutte sono le notizie per i risparmiatori, infatti dal 2013 chi ha investito in titoli di Stato possono essere soggetti a una decurtazione di capitale esattamente come è successo in Grecia. E mica di poco: Le percentuali sono a seconda dei casi 75%, 66 e 2/3%, e in alcune occasioni 50%.
Il meccanismo è da Stato autoritario:  mediante un accordo tra l’Emittente (lo Stato o Ente collegato) e una percentuale di detentori (gli investitori). Per capirci: in caso di crisi lo Stato italiano si accorda con le banche e i fondi che possiedono i titoli di Stato italiani e poi estende gli accordi ai piccoli risparmiatori, alle aziende, alle famiglie, alle banche che non hanno partecipato all’accordo. Il decreto è valido dal 1 gennaio 2013 per tutte le emissioni di titoli di Stato italiani con durata superiore a un anno
Questo significa che i Btp e i Cct non sono più sicuri.

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